Nel crepuscolo della sera,
nella solitudine pavida dell'ora tarda,
in una via solitaria e deserta,
piena di ombre flutuanti e meschine,
passa un cane trafelato e lacrimevole,
con gli occhi compunti e con lo sguardo triste,
famelico ed assetato, calato e morente:
"QUEL CANE SONO IO!".
Esso passa rasente ai muri scrostati
con l'occhio flebile ed aguzzo
in cerca di un osso putrido che non trova;
ed ogni tanto si ferma ed alza gli occhi vitrei
verso qualche finestra illuminata...
e li abbassa subito dopo, pieni di rancore e di astio,
mentre scompare dentro un grande pertugio
in cui l'immondizia incorona la sua reggia.
Colà si assopisce dimenticando per un momento
le sue sofferenze,
il travaglio di tutti i giorni,
e sogna di un canedi peggiori condizioni
il quale, ogni giorno, viene vituperato,
calpestato, bastonato, ferito e scacciato:
"QUEL CANE SONO IO!".
Una poesia molto profonda, toccante.
Nessun commento:
Posta un commento